Nelle ultime settimane abbiamo assistito al diffondersi del coronavirus.
Come spesso accade, insieme al virus, si sono diffuse tantissime altre cose: mentre i social hanno visto il dilagare di notizie, più o meno affidabili, si è diffuso dapprima il timore, poi ha fatto capolino la paura, infine è subentrato il panico.
Quest’ultimo ha dato origine a comportamenti accesi dall’irrazionalità: abbiamo assistito alla migrazione in massa di studenti e lavoratori da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, considerate inizialmente zone rosse e sottoposte a provvedimenti speciali, volti a contenere il diffondersi del virus.
Tutte le misure avevano un solo scopo: ridurre i contagi di massa per evitare l’affollamento ed il conseguente collasso del sistema sanitario, per nulla preparato a fronteggiare i numeri di un’emergenza simile.
Il 9 marzo il Ministro Conte ha preso un’ulteriore misura: estendere le restrizioni a tutto il territorio nazionale. l’11 marzo, le misure in vigore si sono ulteriormente irrigidite, con la chiusura di tutte le attività, fatta eccezione per alimentari, farmacie ed edicole.
«Non ci sarà più una zona rossa, ma ci sarà tutta l’Italia ‘zona protetta»: queste le parole con cui il Premier Giuseppe Conte ha annunciato le misure stringenti necessarie per affrontare questa emergenza.
Gli effetti economici dell’emergenza
Si fanno già i conti con quelli che saranno gli effetti economici del corona virus, sia per le imprese, che per l’economia italiana.
Se pensiamo che un colosso come Apple ha affermato che l’epidemia ha avuto impatto sulle vendite del prossimo trimestre, riusciamo già a comprendere che gli effetti sull’economia globale rappresentano molto più di un’ipotesi.
Secondo l’agenzia di rating Cerved Rating Agency, nello studio impact of the Coronavirus on the italian non-financial corporates, a fare maggiormente le spese di questo clima di emergenza sono tre settori chiave: il manifatturiero tessile, i trasporti e il turismo
Le misure restrittive hanno già avuto un grosso impatto su eventi e su fiere: le associazioni fieristiche stimano una perdita di circa 1,5 miliardi di perdite.
Senza contare il danno al settore turistico: secondo Confturismo, l’impatto del coronavirus sul settore del turismo in Italia potrebbe far registrare, nel prossimo trimestre, circa 22 milioni di presenze in meno con una perdita di spesa di 2,7 miliardi di euro.
Un dato allarmante, se pensiamo che in Italia il turismo rappresenta circa il 13% del PIL italiano.
I dati di Ref Ricerche
Secondo Ref Ricerche, l’evoluzione del Covid-19 e le misure adottate per contenerlo, avranno un impatto enorme sul Pil, impatto compreso tra i 9 e 27 miliardi.
La flessione sarà compresa tra il -1 e il -3%.
La speranza è che l’Europa dia una prova di efficienza politica ed aiuti a scongiurare il rischio di una grave, gravissima crisi economica.
Non resta che attendere e tenere duro.