La quarantena, con la chiusura delle attività, ci ha forse un po’ abituati agli acquisti on-line.
In effetti, la tendenza agli acquisti on-line, sempre crescente negli ultimi anni, ha trovato nuova linfa in questa emergenza sanitaria, che ci ha costretti a trovare soluzioni alternative per soddisfare i bisogni più urgenti.
Quanti di noi in questo periodo hanno acquistato qualcosa sulle piattaforme on-line più famose? Quanti hanno dovuto abbandonare il piccolo negozietto di fiducia in cambio di un acquisto più comodo e più sicuro?
I negozi fisici sono rimasti chiusi per circa due mesi, trovandosi a sostenere spese e costi in mancanza di entrate.
Parrucchieri, estetiste, ristoranti e negozi di abbigliamento sono tra le categorie più menzionate, quando si tratta di citare gli effetti devastanti del coronavirus sull’economia.
Già dalla scorsa settimana stiamo assistendo ad una lenta ripresa che porterà, nelle prossime settimane, ad un’apertura sempre maggiore, per avvicinarci sempre più alla normalità.
E la normalità sarà ripristinata lentamente. Magari i cambiamenti li noteremo poco nel nostro quotidiano, probabilmente ci faremo poco caso.
I negozi riapriranno, anche loro tentando di ritrovare una nuova forma di quotidianità.
In questa lenta ripresa, durante questo lento risveglio, sarà indispensabile che noi ci ricordiamo delle piccole attività che hanno assolutamente bisogno del sostegno dei propri clienti per restare in piedi.
Quando sarà possibile cerchiamo di tornare dal piccolo venditore, alla bottega vicino casa, all’alimentari all’angolo, alla merceria, al piccolo artigiano.
Ricordiamoci di loro, di quanto sono indispensabili queste attività.
Immaginiamo quanto possa essere vuota una città senza negozi, senza il contatto umano dei titolari, senza l’esperienza di toccare con mano quel che si sta toccando.
Cerchiamo di ricordarci quanto ci sono mancati in questi due mesi di quarantena.
Scegliamo le piccole attività. Manteniamo vivo un altro tipo di connessione stavolta.